Frontiere. Crimine e Intelligenza Artificiale


Il crimine e il ruolo dell'Intelligenza Artificiale

Sotto il governo di un tutto repressivo, la libertà può essere trasformata in un possente strumento di dominio”.
(H. Marcuse, L'uomo a una dimensione)

Quella mente alla velocità della luce

Non esistono - se non in misura assai limitata - criminali espressione di menti psicopatiche. Il criminale esiste là dove esiste un crimine. E un crimine esiste là dove una legge stabilisce che un certo comportamento è reato.

È questo - sintetizzato ai minimi termini e in linguaggio corrente - il pensiero che David Canter, padre della Psicologia Investigativa, ha sulla figura del "criminale".

Canter, che ho avuto l'onore di intervistare nel dicembre 2011 all'Università di Huddersfield (Inghilterra), è anche lo studioso che invita a mettere da parte il "movente". E a concentrarsi sull'elemento saliente della scena del crimine, per poi cercare di profilare (dai dati e dalle relazioni tra fatti e teoria) la figura dell'offender.

Ebbene, violare le regole fondamentali di uno Stato democratico è un crimine, punito in Italia con il carcere.

Come dovrebbero essere considerati, allora, tecnocrati e figuri ambigui che - forti del loro potere e del loro denaro - attaccano le istituzioni italiane? Stando al Codice Penale italiano, sono criminali.

Gli atti violenti non passano solo attraverso le armi, le bombe o le organizzazioni terroristiche. Passano anche attraverso quel soft power che sta diventando un Potere Potente. Ovvero il potere della comunicazione digitale e degli strumenti di Intelligenza Artificiale.

L'annuncio di investimenti per 500 miliardi di dollari, negli Stati Uniti, nello sviluppo dell'Intelligenza Artificiale è significativo. Non si investono tante risorse per il "progresso dell'umanità", che pure l'Intelligenza Artificiale può favorire. Si spendono tanti denari per il potere su altri Stati e su altre comunità.

Le guerre di conquista fanno parte, purtroppo, della Storia dell'umanità. Quello a cui assistiamo, tuttavia, ha una connotazione particolare

Il tentativo di controllo delle menti e del sapere, attraverso gli strumenti della comunicazione e quindi dell'Intelligenza Artificiale, mira a scardinare le frontiere degli Stati democratici. E a metterli in crisi, annunciandone il declino e l'incapacità di rispondere alle esigenze dei cittadini.

La situazione paradossale è questa: in un tempo caratterizzato dal sovranismo, dal ritorno dei nazionalismi, ci sono tecnocrati plurimiliardari che - amici o con simpatia verso i sovranisti - puntano a destrutturare gli Stati democratici. E a controllare le pubbliche opinioni, che sul web e i social pensavano di aver trovato libertà di espressione fuori dei grandi media.

Una mente alla velocità della luce, come l'Intelligenza Artificiale, nella sua modernità la si vuole controllare per compiere un crimine contro lo Stato democratico e contro l'Umanità: lo stesso crimine commesso dai censori in tutti i tempi della Storia, ovvero il controllo della conoscenza e l'eliminazione di chi esercita il libero e scomodo pensiero.

Il fine, ai tempi delle gazzette (i primi giornali) come ai tempi dell'Artificial Intelligence, è lo stesso: la manipolazione delle persone.

Come ribattere? Combattendo l'Intelligenza Artificiale? No di certo. La risposta non può che essere quella di scegliere il pensiero critico, la libertà di coscienza, un'Intelligenza Artificiale al servizio del sapere e del libero dibattito. E praticando una comunicazione human centered.

Maurizio F. Corte

(Foto di copertina di Jupi Lu da Pixabay)


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