I Cold Case – i casi “a pista fredda” – hanno un appeal particolare. Scoprire la verità su una vicenda che pareva irrisolvibile è una sfida che provoca il meglio delle nostre energie.
I Cold Case non sono, però, soltanto i casi irrisolti. Sono anche quei casi dove la verità è rimasta a metà strada: vi è stata sì una conclusione giudiziaria, ma molti conti non tornano.
Un vecchio caso, all’apparenza risolto, è quello di Milena Sutter, nel 1971. In questo senso lo riteniamo un Cold Case: perché non abbiamo la verità oltre ogni ragionevole dubbio.
I media hanno un ruolo importante, quando si parla di delitti, di indagini e di processi. Per questo è di vantaggio anche per te capire come il racconto dei mezzi di comunicazione influenzi il nostro modo di vedere il mondo del crimine e della giustizia.
Con il magazine Il Biondino della Spider Rossa, con la newsletter Crime Window, come gruppo di ricerca ProsMedia ci occupiamo di come i media rappresentano il crimine e la giustizia: analizziamo e recensiamo film, serie televisive, romanzi e saggi. E organizziamo corsi sul giornalismo investigativo e la criminologia.
Pubblichiamo anche libri e produzioni video.
Questo è il primo numero della newsletter Crime Window - edita dall'associazione ProsMedia. E ti ringraziamo di essere qui a leggerci.
Abbiamo un obiettivo: creare una community di persone che amano i diritti civili e la verità oltre ogni dubbio. E vogliono riflettere sulla giustizia sul crimine e sui racconti che ne danno i media.
Cold Case: il caso irrisolto di Nada Cella
Quello di Nada Cella, 25 anni, è uno dei casi a pista fredda - un tipico cold case - che tocca il profondo della nostra anima. Lei era da poco impiegata nello studio di un commercialista, a Chiavari, in provincia di Genova. E' il 6 maggio 1996 quando viene uccisa da una persona rimasta sconosciuta.
Doveva essere qualcuno (o qualcuna) che Nada Cella (nella foto) conosceva, dato che ha aperto la porta dell'ufficio senza problemi. Una serie di errori degli investigatori, a cominciare dall'inquinare la scena del crimine, ha reso impossibile trovare il colpevole.
Adesso la Procura della Repubblica, a Genova, riapre le indagini e fa sapere: "Presenti alcuni profili genetici femminili e maschili sulla camicetta della ragazza e sulla sedia dell’ufficio dove è stata uccisa".
La giornalista scomoda fatta sparire
Il 10 agosto 2017, la giornalista d'inchiesta Kim Wall (nella foto) sale a bordo di un sottomarino, in Danimarca. E scompare. Tra il 21 agosto e il 29 novembre, parti del corpo smembrate di Kim Wall vengono trovate in mare. Arrestato, il proprietario del sottomarino viene condannato all'ergastolo. Molti, però, i punti da chiarire.
Alla vicenda è stata dedicata una serie televisiva, "The Investigation", che ha fatto scalpore per il modo originale di raccontare un fatto di cronaca nera seguito da milioni di persone.
"La disciplina di Penelope", l’ultimo libro di Carofiglio
Penelope Spada è una ex pubblico ministero che ha dovuto lasciare la professione. Vive una vita sregolata, segnata dalla depressione. Un giorno le viene presentato Mario Rossi, la cui moglie Giuliana è stata uccisa un anno prima: il suo corpo è stato ritrovato in un campo.
L'uomo, processato con l'accusa di omicidio e poi assolto, chiede a Penelope di indagare sul caso. Obiettivo: scoprire l'omicida e potersi così riabilitare. Dopo un'iniziale titubanza, Penelope accetta l'incarico.
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I Cold Case visti dalla criminologa
C’è da chiedersi come mai i “Cold Case” – i casi “a pista fredda” – occupino sempre le prime pagine dei giornali. Sono molto interessanti per la pubblica opinione soprattutto i reati sessuali storici che dominano i media.
È in genere accettato che un caso si raffreddi quando tutte le piste investigative sono state esplorate e “battute”. E si ritiene che nulla di nuovo possa essere acquisito. Almeno in quel momento. Per l’opinione pubblica i Cold Case sono casi sempre aperti, sospesi.
"La donna alla finestra", l'apparenza inganna
Il film thriller La donna alla finestra voleva essere un grande film, ispirato ai capolavori di Hitchcock. Invece suscita perplessità fra il pubblico, che mostra di non apprezzarlo. Ha limiti nella narrazione e scene scontate, ma merita di essere visto.
Le note interessanti sono due: l'inganno della realtà, che ci fa vedere le cose diverse da come sono di fatto; gli errori degli investigatori. Come in molti casi di cronaca nera, anche qui la protagonista viene giudicata non per il suo racconto, ma per come si presenta: affetta da agorafobia, schiava degli psicofarmaci e tormentata dall'alcol.
I 50 anni dal caso di Milena Sutter
Sono da poco passate le ore 17 di giovedì 6 maggio 1971. Milena Sutter, 13 anni, esce dalla Scuola Svizzera di Genova. E sparisce. Il suo corpo viene ritrovato due settimane dopo, senza vita, in mare.
Il caso viene classificato come rapimento a scopo di estorcere denaro alla ricca famiglia Sutter e omicidio volontario premeditato. C'è anche il colpevole: Lorenzo Bozano, il "biondino della spider rossa". Tutto risolto? Non proprio.
La Tv La7 presenta il caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano
Il libro "Il Biondino della Spider Rossa",
in ebook o in versione su carta
Scritto dalla criminologa Laura Baccaro e dal giornalista e studioso Maurizio Corte sul (presunto) rapimento e omicidio
di Milena Sutter (Genova, maggio 1971).
IL BIONDINO DELLA SPIDER ROSSA
Il Corsivo
Ci sono casi, storie, situazioni che ci toccano nel profondo dell'anima. La prima è la storia di Milena Sutter, a 50 anni dalla scomparsa e dalla morte.
La seconda storia è quella di Nada Cella, a 25 anni esatti dall'uccisione. A toglierle la vita un assassino, o un'assassina, che ancora non hanno un volto.
La domanda che mi pongo sempre di fronte a vicende come queste - che considero femminicidi perché sono omicidi di donne in quanto donne - è quale insegnamento ci possano dare.
Non mi ha mai interessato, né come studioso e neppure come giornalista, il crimine fine a sé stesso. Mi hanno interessato i tessuti esistenziali, le relazioni affettive, i rapporti sociali, i significati che stanno dietro alle vicende di delitti e dolore.
Credo che l'insegnamento migliore che può venire dalle storie di Milena e Nada sia di due tipi. Come professionisti di comunicazione e dei media, quello di far bene il nostro lavoro al servizio della verità sostanziale dei fatti; come cittadini l'impegno per il rispetto della dignità di ogni donna e la sacralità della persona in quanto frammento divino.
Maurizio Corte
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