Il "circo mediatico" che dà fastidio

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Se tutti i media stessero in silenzio...

È dura resistere alla tentazione di mettere "Garlasco" nel titolo. Perché quando si parla di ossessione per il crimine, di curiosità intensa, di attenzione urgente e straripante per la cronaca nera... ebbene, la mente va diritta a Garlasco.

La cittadina della provincia di Pavia è stata il teatro, il 13 agosto del 2007, dell'omicidio di Chiara Poggi, 26 anni, massacrata dentro casa per motivi che, anche oggi, restano oscuri. Il fidanzato, Alberto Stasi, è il colpevole secondo la legge. Tuttavia, l'inchiesta è stata riaperta, almeno in pubblico, a marzo 2025.

Si è tornati a parlare, con Garlasco, di "circo mediatico". C'è stato pure un professore di Procedura Penale, in una trasmissione tv, che ha stigmatizzato il dibattito giudiziario sui media: "L'unico luogo per celebrare un processo è il tribunale".

Peccato che la storia giudiziaria italiana - vedi la condanna di Lorenzo Bozano all'ergastolo, nella primavera del 1975, per il (presunto) sequestro e (presunto) omicidio di Milena Sutter - sia lì a confermare un dato di fatto: più volte la verità scientifica, la verità storica e quella fattuale sono rimaste fuori delle aule dei tribunali.

Le riflessioni, gli approfondimenti, i collegamenti logici realizzati grazie ai dibattiti sui media - se rispettosi delle persone e della privacy - sono sacrosanti. Fanno parte della democrazia.

Perché solo il potere giudiziario, con i suoi organi investigativi e di tribunale, dovrebbe poter dibattere sui delitti?

I media svolgono un ruolo fondamentale in una democrazia: sono la mappa utile per orientarsi in un mondo maledettamente complicato.

Ne è dimostrazione una puntata di un podcast - Globo, a cura di Eugenio Cau - dedicata allo sterminio in corso a Gaza, ad opera dell'esercito israeliano. La definizione di "sterminio a Gaza" è del quotidiano israeliano Haaretz.
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​Ebbene, proprio il podcast Fare il medico a Gaza, con Giorgio Monti ci dimostra come il silenzio sia la peggiore arma di distruzione di massa. Uccide i fatti, che senza racconto mancano di vita. Uccide il pensiero critico, senza il quale accettiamo tutto. Il silenzio uccide la democrazia, che si basa sulla parola, sul dialogo, sulla comunicazione.

Tacere su Gaza, oggi, è diventata una forma di complicità con lo sterminio. Voler far tacere i media, su Gaza piuttosto che su Garlasco, vuol dire annettere ogni possibilità di verità sul crimine nella provincia lombarda, piuttosto che nella terra palestinese.

Maurizio F. Corte

(Foto di copertina di Yaison Bueno da Pixabay)

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MediaMentor™ - Media, Conflitti & Crime Newsletter è curata da Maurizio F. Corte. Le foto sono da fonti aperte: i credits sono segnalati nel nome dei file. La newsletter, con periodicità mensile, è edita dall'Agenzia Corte&Media.

Direttore responsabile e coordinatore scientifico: Maurizio F. Corte​
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